Cercasi ds e una difesa migliore La crisi del Foggia ai raggi X

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Trentuno gol subiti in 13 partite: così si spiegano le difficoltà di un Foggia in zona play out I consigli della bandiera Pirazzini a Stroppa: «Si protegga con un centrocampo diverso».

Il Foggia prova a completare il mosaico dei quadri dirigenziali. Dopo aver sollevato dall’incarico il ds Beppe Di Bari e dopo il conseguente addio del dg Giuseppe Colucci, il club rossonero lavora all’ingaggio di un nuovo direttore sportivo. Tra i nomi circolati c’è quello di Rocco Maiorino, ex Milan, cresciuto come talent scout nel settore giovanile meneghino (periodo nel quale Giovanni Stroppa ha vinto una Coppa Italia alla guida della Primavera), oltre a quelli di Pierpaolo Marino (ex dirigente di Udinese, Napoli e Atalanta), Luca Nember (ex Chievo) e Giuseppe Cannella (ex Modena).

Da un lato la scrivania, dall’altro il campo. Da sabato scorso il Foggia è tornato in zona play out e tra i tifosi si dibatte sul numero dei gol subiti: 31 in 13 giornate di campionato. Una media di 2,38 a partita, seconda solo a quella del Benevento (2,58) in Serie A. «Trentuno gol subiti non sono pochi», dice Gianni Pirazzini, capitano e alfiere di un Foggia che negli anni settanta spesso subiva gol con il contagocce: 25 reti in 38 gare nel campionato di Serie B 1972-1973 con Lauro Toneatto in panchina, 28 in 38 gare nel campionato 1974-1975 con Cesare Maldini prima e Roberto Balestri poi alla guida della squadra. Entrambe le stagioni terminarono con la promozione in Serie A. «La forza di quel Foggia è sempre stata la difesa», commenta lo storico capitano. «In quel reparto avevamo la fortuna di avere calciatori forti come Colla, Bruschini, Cimenti, Sali e tanti altri. Ma eravamo anche ben coperti dal centrocampo, con elementi come Garzelli, Re Cecconi, Trinchero, Villa, Scala e Delneri. Ma torniamo a parlare del presente. Il tecnico Stroppa, anche a causa dei numerosi infortuni, ha schierato a volte calciatori adattati in difesa. Ma la fase difensiva coinvolge anche il resto della squadra. Il centrocampo, per esempio, è molto bravo a costruire il gioco, un po’ meno a difendere».

Trentuno anni in rossonero (13 da calciatore, gli altri in diversi ruoli dirigenziali), 374 presenze in campionato e dieci stagioni con la fascia di capitano al braccio. Da esperto uomo di calcio con i colori rossoneri nel cuore, Pirazzini torna per un attimo a vestire i panni del capitano e indica la strada da seguire: «Le difficoltà si superano con la tranquillità e la forza del gruppo. Anche il mio Foggia nel 1975-1976 attraversò un periodo poco esaltante e pensavamo di aver compromesso le speranze di salire in Serie A, ma compimmo l’impresa unendoci ancora di più all’interno dello spogliatoio. Questo gruppo può farcela, può raggiungere il suo obiettivo, con l’aiuto della società e dei tifosi». Il calendario propone subito due scontri diretti per la salvezza contro l’Ascoli (in trasferta) e la Ternana (in casa). Poi il derby del San Nicola contro il Bari. «Tutti gli avversari vanno affrontanti allo stesso modo, come se si giocasse sempre contro la capolista», ammonisce Pirazzini, che da buona bandiera prova a infondere fiducia all’ambiente: «Sono convinto che il Foggia si salverà senza i play-out. Può farcela, mantenendo la tranquillità, unendosi nello spogliatoio e con l’aiuto di tutti».

Fonte – Corrieredelmezzogiorno.it

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fabio
6 Anni fa

Tutto esatto quello che dice Pirazzini, però ha dimenticato un “piccolo particolare”. Quel campionato l’abbiamo vinto quando Pirazzini mandò a quel pais l’allenatore del foggia. Indovinate chi era l’allenatore? Un certo Cesare Maldini. Eravamo ultimi in classifica, il foggia in quella stagione non ingaggio nessun allenatore ma si affidò all’allenatore della primavera un certo Balestri. Vero Pirazzini? E cosi dalla domenica successiva e fino a fine campionato il foggia non perse nessuna partita. Perfetta media inglese: in casa le vincemmo tutte e fuori casa tutte pareggiate. Trionfo e serie A. ekkeste.