Gli è bastato davvero poco per far vedere il proprio valore e mostrarsi all’altezza di un compito gravoso e affascinante: essere uno dei punti fermi di una squadra in lotta per la promozione. Per giunta in una piazza desiderosa di riscatto come Foggia. L’esordio nel match vinto col Gladiator – tre giorni dopo l’approdo alla corte di Corda – disputando quasi l’intera ripresa al posto di Gentile. Quindi i gradi da titolare contro il Fasano, con un gol da attaccante di razza che, tuttavia, non bastò ai rossoneri per portarsi a casa l’intera posta in palio. Ciro Cipolletta, però, è un difensore centrale. Giovane (è un classe ’96) ma già versatile potendo disimpegnarsi tanto in una difesa a tre quanto classica a quattro. “A Foggia giochiamo col 3-5-2 e io sono il centrale tra i tre – ricorda il difensore di Torre del Greco ai nostri microfoni -. E’ un ruolo che ho interpretato anche ad Andria. Per caratteristiche fisiche e tattiche, è un compito che svolgo con grande entusiasmo. Poi è chiaro che ogni allenatore che giochi a tre dietro, affida un certo dettame tattico al centrale di turno. A mister Corda, per esempio, piace molto la fase offensiva, quindi il centrale deve spingere molto gli altri due marcatori in avanti. Per fare questo occorrono una buona comunicazione e un ottimo senso tattico. Insomma, per me è una gran bella responsabilità, ma me l’assumo volentieri. Fatto sta che in passato ho agito anche da marcatore, quindi non ho problemi di adattamento”.
Diciotto mesi ad Andria, poi la decisione di cambiare aria per intraprendere una nuova avventura.
“Diciamo che la trattativa col Foggia è stata molto veloce, anche perché tra me e l’Andria era maturata la volontà reciproca di separarsi, per varie ragioni. Sono stato fortunato perché con la città ho avuto subito un grande impatto. Credo di aver fatto abbastanza bene prima dello stop, e di questo non posso che ringraziare tutti, a partire dai miei compagni”.
E il sogno resta sempre quello di esordire prima o poi in C.
“Ci penso tantissimo. Speriamo che l’anno prossimo, in un modo o l’altro, sia quello buono. Ovviamente col Foggia: sarebbe qualcosa di bellissimo”.
Tu sei di Torre del Greco. Che messaggio ti senti di lanciare ai tuoi concittadini e ai napoletani in genere riguardo la gestione di questa emergenza Coronavirus?
“Intanto posso garantire che, a dispetto di quello che possono pensare in tanti, stiamo seguendo tutti le regole dando prova di grande maturità. Per larga parte ci stiamo riuscendo ed episodi singoli non possono di certo macchiare il comportamento esemplare della maggior parte delle persone. Io mi trovo a Torre adesso e posso confermarlo. Guai ad enfatizzare casi negativi, sebbene un invito mi sento di farlo: continuiamo a restare a casa. Capisco che in parte sono state spezzate le nostre abitudini, la nostra vita di sempre. Ma è necessario farlo per tornare quanto prima alla normalità. Altrimenti significherebbe essersi sacrificati per nulla. Noi non abbiamo nulla da invidiare a nessuno: basti pensare al comparto sanitario, che in Campania si sta distinguendo con la sua organizzazione e le sue eccellenze. Il Cotugno docet”.
Ci vorrà ancora qualche settimana per capire se i campionati potranno riprendere o meno. Tu che idea ti sei fatto?
“Che sarà giusto riprendere solo se ci saranno le condizioni di sicurezza necessarie per farlo. Di base, sarebbe questa la strada migliore: tornare a giocare per terminare i campionati sul campo. Ma senza correre rischi. Credo che tutti vogliamo tornare alla normalità e alle nostre abitudini. Noi del Foggia, peraltro, siamo in piena lotta per vincere il girone, ad un passo dalla vetta e con lo scontro diretto in casa. Ma la salute in questo momento viene prima di tutto. Ci sarà chi è deputato a prendere le decisioni più giuste per noi e per tutti quelli che ruotano in prima persona intorno ad una squadra di calcio. Fare previsioni ora è inutile. Se poi i campionati dovessero essere interrotti definitivamente, non saprei indicare la strada migliore per un’uscita dal problema in relazione alla scrittura delle classifiche. Qualsiasi decisione finirebbe per scontentare qualcuno”.
E poi c’è il problema rimborsi.
“E si sa che molti calciatori vivono di questo, hanno famiglie e per loro il calcio è un vero e proprio lavoro. La palla passerà all’AIC, che ha già fatto tantissimo per noi, basti vedere una riforma recente come l’inserimento dei contratti pluriennali in D. Sono certo che saranno ancora al nostro fianco con vigore. Io capisco le ragioni dei presidenti e gli sforzi indubbi che fanno molte società, ma ci sono tantissimi calciatori che hanno necessità impellenti. Bisogna trovare un compromesso soddisfacente per tutti, sarebbe fin troppo facile per un club salvare i propri equilibri di bilancio sulla pelle dei calciatori. Poi è chiaro che i 600 euro per i collaboratori sportivi stabiliti per decreto, sono un primo passo funzionale ad un avvicinamento tra le parti. Ma serve andare oltre”.
Il protocollo Figc prevede ritiri a tempo indeterminati e controlli medici continui ai calciatori.
“Da parte nostra non ci sarebbe alcun problema. Rientreremmo nelle condizioni di sicurezza di cui parlavamo prima. E non sarebbe un ostacolo sforare a luglio o giocare ogni tre giorni. Tra noi calciatori ne abbiamo parlato ed è questa l’idea comune: terminare la stagione sul campo. Del resto tutti noi stiamo lavorando in previsione di una possibile ripresa. Poi c’è chi ha più spazi per poter svolgere esercizi specifici, e chi purtroppo non ne ha. Il tono muscolare si può conservare certamente, ma un determinato tipo di preparazione, legato specialmente all’aerobica, andrà ripensato daccapo dopo due mesi di inattività. Molto purtroppo andrà perso”.
Fonte – Notiziariocalcio.com