Zeman infinito

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Rieccolo qua a quasi 75 anni (li compirà il 12 maggio) all’ennesi ma sfida della sua in finita carriera. Rieccolo qua, pronto a trasformare l’unica missione che sente vera mente sulla sua pelle consuma ta da mille battaglie: far divertire la gente. Finora ci è riuscito con l’irrinunciabile 4 3 3, il marchio di fabbrica della sua carriera, assieme ai saliscendi sui gradoni dello Zaccheria dei giocatori durante gli allenamenti. Zdenek Zeman in questa quarta avventura a Foggia ha chiuso la stagione regolare con la solita produzione industriale di gol (62 in 36 partite, secondo attacco del campionato dietro al Palermo che ne ha fatti due in più) e il passaggio del primo turno della fase a gironi dei playoff, battendo la Turris 2 0. Un successo che come spesso capita non lo ha soddisfatto («Non abbiamo fatto movimen to ma capisco i ragazzi che sapevano che sarebbe bastato il pareggio») ma che gli ha regalato la sfida da dentro fuori di stasera contro l’Avellino, squadra che ha allenato nel 2003 2004 in Serie B (retrocessione a fine sta gione) e guidata da quel Carmi ne Gautieri che Zeman ha forte mente voluto alla Roma: assie me sono stati dal 1997 al 1999. Idolo di una città Il Foggia ha battuto 2 0 l’Avellino all’ultima giornata della stagione regolare, ma stasera si gioca in Campania (al Partenio Lombardi in campionato finì 2 2) e i padroni di casa potranno permettersi anche di pareggiare. Un vantaggio non indifferente. Ma grazie allo schieramento iperoffensi vo, i rossoneri sono riusciti a mandare in doppia cifra ognu no dei componenti del tridente Ferrante (15 gol), Curcio (13),Merola (11) – che sarà il pericolo numero 1 per l’Avellino che ha chiuso la stagione regolare con la migliore difesa del campionato assieme a Bari e Catanzaro. Una sfida di stili affascinante, che contiene un grande carico di tensione. Ma comunque vada Zeman a Foggia resta un’istituzione, tanto è vero che in città gli hanno dedicato pure un murale, in segno di gratitudine eterna. Fosse per loro – o almeno, per la stragrande maggioranza -, dovrebbe rimanere a Foggia a vita, lo sentono come parte integrante di una città complicata, commissariata per infiltrazioni mafiose da quasi un anno. Zeman rappresenta la speranza, una porta aperta sul futuro, anche se il suo domani non è per niente certo. Il boemo a gennaio ha rinnovato il contratto fino al 2023 (in estate aveva firmato come sempre per un anno) ma al termine della stagione si rivedrà con la società per decidere il da farsi. Con il presidente Nicola Canonico non sono mancati i momenti di tensione durante la stagione ma poi tutto è sempre stato ricomposto. La squadra, che è stata costruita assieme allo storico d.s. Giuseppe Pavone con cui era cominciata la favola di Zemanlandia, ha reso secondo gli obiettivi (pur vedendosi tolti i sei punti conquistati con il Catania) e stasera è pronta a giocarsi il tutto per tutto.

Divisivo – Per continuare una favola cominciata nel 1986, il primo anno del boemo a Foggia, o per fare subito delle riflessioni sulla prossima stagione. Zeman resta un uomo divisivo come pochi: i suoi detrattori lo accusano di essere un perdente di successo, mentre gli amanti del calcio romantico, poetico, che guardano anche i valori, lo adorano, lo ritengono l’”ultimo giapponese” di uno sport che ha cambiato pelle. Questo è Zeman: prendere o lasciare.

Fonte – Gazzetta.it

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