L’appuntamento è per questa mattina nel Salone d’onore del Coni a Roma: qui si svolgeranno le elezioni per nominare l’erede del dimissionario Francesco Ghirelli alla guida della Lega Pro. Marcel Vulpis e Matteo Marani sono i due candidati alla guida della terza serie professionistica che, da sola, vale quanto la Serie A e la Serie B messe assieme nei pesi elettorali: il 17 per cento. Tutt’altro che un dettaglio negli equilibri politici della Figc e, infatti, nelle ultime settimane si sono srotolati i consueti scenari di alleanze e contrasti, battaglie sotterranee e voltafaccia, indiscrezioni e smentite. Il clima si è dispiegato evidente fin dalla scelta dei candidati, entrambi giornalisti. Vulpis (i cui vice indicati sono Francesco Zicchieri e Alberto De Nigro, si è presentato inizialmente come indipendente sulla spinta della pregressa esperienza di vicepresidente esecutivo in Lega, ma negli ultimi giorni ha catalizzato
il sostegno di Claudio Lotito anche, come vedremo, in chiave politicamente più ampia e dopo che il patron della Lazio non ha individuato in tempo un proprio candidato. Una variabile che ha un poco alterato gli equilibri che davano per scontata la vittoria dell’altro candidato, Matteo Marani (i suoi vice sono l’ex azzurro Gianfranco Zola e Giovanni Spezzaferri) espressionediretta del presidente Figc Gabriele Gravina. Marani è partito con la firma di 17 club (il massimo consentito) a sostegno della
candidatura ma con una dote informale di una quarantina di club sui 59 aventi diritto al voto. A far vacillare le certezze che riferivano di una contesa segnata a favore di quest’ultimo è stato appunto l’intervento di Lotito, espressione di una politica che non ritiene la figura di Marani “allineata” alle posizioni del Governo. Non a caso uno dei due potenziali vicepresidenti indicati da Vulpis vanta un percorso da deputato in transito da An alla Lega fino a Italia Viva. La strategia di Lotito è appunto quella di utilizzare i canali extra calcistici sollecitando i sindaci e i politici locali di area governativa a far pressioni sui presidenti dei club. Qualcuno, per sostenere la tesi di esito più che mai incerto, parla addirittura di “balcanizzazione” dell’assemblea, ma la sensazione è che Marani (in caso di sua elezione si fa anche il nome di Paolo Bedin come dg della Lega) goda ancora della maggioranza dei consensi anche se, come sempre, le ultime ore saranno decisive. Al voto possono partecipare
59 club su 60 (la Juventus non ha diritto di voto nonostante versi 1,2 milioni di euro nelle casse della Lega Pro per la sola iscrizione della seconda squadra) riuniti alle 8 in prima convocazione e alle 11.45 in seconda. Affinché si possa votare serve la presenza dei 4/5 degli aventi diritto in prima convocazione e della metà più 1 in seconda. In prima votazione vince il candidato che ottiene la maggioranza degli aventi diritto, dalla seconda in poi vince chi ha la maggioranza dei presenti. Strategia estrema in caso di impasse: far mancare il quorum e portare così la Lega Pro al commissariamento. Oggi sapremo.
Fonte – Tuttosport.it