Zeman e Signori: l’eredità romantica del Foggia anni ’90

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In alcune piazze, il calcio è uno spettacolo che va al di là di molte sensazioni, soprattutto se siamo nel Sud Italia, una terra da sempre impregnata di passione e di sentimenti forti e disarmanti. Un posto come Foggia, da sempre una delle città più calde dello Stivale, è stato teatro di grandi anni di calcio ad inizi degli anni ’90, e adesso che milita in Serie B in tanti sono in fervente attesa di un possibile nuovo exploit che permetta agli uomini di Pasquale Padalino, ex giocatore rossonero nato e cresciuto in città, di poter tornare a disputare un campionato di Serie A. Per ora, nonostante queste premesse, va ricordato che gli uomini di Padalino stanno lottando per restare in Serie B, il che lascia intendere che l’assalto alla massima serie del calcio italiano sarà rinviato almeno alla prossima stagione. Un passo per volta, la società presieduta da Lucio Fares sta provando a tornare grande, ricalcano i fasti di oltre venticinque anni fa, quando portava a termine le sue migliori stagioni in Serie A e dava grande lustro al capoluogo pugliese, che mai prima di allora aveva vissuto epoche così gloriose. Ma chi sono stati i grandi protagonisti di quel gran periodo per i Satanelli? Andiamo a vederlo di seguito.

Zeman, un guru del calcio

Senza dubbio, colui che cambiò la storia del Foggia calcio è stato Zdenek Zeman. Il tecnico originario della Boemia, che era approdato in Sicilia per evitare la repressione del regime comunista nell’allora Repubblica Ceca, avrebbe effettuato una rivoluzione calcistica senza eguali, per giunta in un calcio tradizionale e poco propenso agli arabeschi come quello italiano. Fu dopo il suo arrivo nell’estate del 1989 che si iniziò a capire che qualcosa stava cambiando. Le trasferte dei tifosi rossoneri iniziarono ad essere copiose e massive, cavalcando l’onda di un’entusiasmo mai provato finora allo stadio Pino Zaccheria. Il tecnico cecoslovacco arrivava a Foggia con le sue idee, ossia quelle di un calcio offensivo e totalmente volto allo spettacolo, sebbene fosse piuttosto avverso alla cura della fase difensiva, come ben si sarebbe notato in seguito. In quella che oggi è la Serie B, sponsorizzata da BKT, nella quale il Palermo è l’assoluta favorita dai pronostici delle scommesse per la risalita in Serie A con una quota Betway di 1,6 il 15 gennaio, trent’anni fa il Foggia si affacciava con la voglia dell’adolescente di fare uno scherzo a gente più esperta di lui. In effetti, i rossoneri di Zeman ci misero poco a trovare la quadratura del cerchio. In realtà, il tecnico boemo era alla sua seconda esperienza sulla panchina del Foggia, che lo ingaggiò tre anni prima in Serie C1 prima di defenestrarlo quasi alla fine della stagione. In quell’occasione, però, fu diverso: Zeman era arrivato più maturo e preparato e la fiducia dell’allora presidente Pasquale Casillo era praticamente illimitata. Alla prima stagione in B i rossoneri arrivarono all’ottavo posto, complici i 14 goal di un certo Giuseppe Signori, del quale parleremo più avanti. Fu necessario solo un altro torneo di B agli uomini di Zeman per approdare in Serie A, per altro dopo una schiacciante vittoria in serie cadetta dove il 4-3-3 spiccatamente offensivo del tecnico mitteleuropeo aveva non solo fatto spettacolo ma garantito una serie di vittorie schiaccianti. In quel periodo fermare il tridente Rambaudi – Signori – Baiano era praticamente impensabile in B, e più avanti lo sarebbe stato anche nella massima serie. L’anno successivo, alla prima panchina di sempre in Serie A, Zeman continuò a puntare sulla grande preparazione fisica di inizio campionato e sul suo tridente di lusso, e i 16 centri di Baiano proiettarono la squadra pugliese fino al nono posto in Serie A. Negli ottimi risultati di quella squadra anche l’attuale mister Padalino, che era uno dei difensori titolari, fu tra i protagonisti. Eppure, chi fece davvero il salto dal Foggia alla gloria assoluta fu il numero 11, Beppe Signori, noto testimonial Diadora.

Signori, bomber eterno

Dotato di un sinistro al fulmicotone e di un’ottima tecnica di base, il lombardo Signori era approdato al Foggia insieme a Zeman nel 1989 proveniente dal Piacenza. Da subito in possesso del numero 11, fu l’ala sinistra della quale il boemo si servì per scardinare le difese avversarie, grazie soprattutto a una serie di movimenti a rientrare e alle associazioni con i suoi compagni di reparto. Dopo aver disputato tre ottime stagioni in rossonero, tra le quali spiccarono le ultime due tra Serie B e Serie A, l’attaccanto lombardo fu acquistato dalla Lazio, con la quale si sarebbe imposto ad altissimi livelli facendo un enorme salto fino ad arrivare alla nazionale, con la quale giocò anche il mondiale del 1994 nel quale fu però riserva di Roberto Baggio. Il suo apprendistato allo Zaccheria, dove è ancora uno degli idoli principali, fu fondamentale nella sua rincorsa alla fama e alla gloria, dato che con la maglia biancoceleste Signori vinse ben tre titoli di capocannoniere della Serie A, oltre a diventare il secondo miglior marcatore della storia della Lazio dietro il mitico Silvio Piola. Inoltre, di nuovo con Zeman in panchina, nella stagione 1995-96 Signori trascinò con 24 reti la Lazio a un ottimo terzo posto nel quale il 4-3-3 del boemo fu sicuramente una delle concause del risultato finale.

Quasi trent’anni fa, Zeman e Signori arrivavano insieme a Foggia per cambiare la storia di questa società. Oggi, da lontano, continuano a tifare per una pronta risalita della squadra che li ha visti diventare grandi agli occhi di tutti.

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